La mostra è inserita nell’ambito della Decima Giornata del Contemporaneo, organizzata da AMACI Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani (www.amaci.org).
Le opere si snoderanno lungo il percorso museale, in un continuo confronto-scambio tra arte antica e contemporanea.
Da sempre ciò che più mi affascina della ricerca di Laurence sono quell’eleganza e quella raffinatezza innate del suo segno, la leggerezza con cui esso si manifesta sulla carta o sulla tela. La immagino silenziosa nel suo studio, pieno di centinaia di carte preparate a mano, di inchiostri e pigmenti, mentre impreziosisce fogli e tele con pennellate di colore, rapide, decise, talvolta sovrapponendole in molteplici stratificazioni, talaltra lasciando che i segni si compenetrino o si incontrino quasi per caso. L’opera, allora, diviene la sommatoria di tanti attimi, di mille pensieri che si avvicendano nella mente, come pure di interminabili silenzi, di guizzi, di colature, di vuoti. Come una stratificazione, un muro su cui si susseguono le testimonianze del tempo, le nuove coprendo, ma senza cancellare del tutto, le più vecchie, l’opera di Laurence assume il fascino della memoria. In ogni tratto, che sia dato ad inchiostro o con pigmenti, Laurence lascia trasparire parte di un ricordo, di una sensazione, di cui non restituisce mai l’immagine completa. Anche quando il titolo rimanda al reale, allo studio della Natura (Orizzonte, Ciel, Corail o Giochi di mare, per citarne alcuni), l’immagine si perde, come filtrata dal sogno o dalla memoria, appunto, in suggestioni. I suoi sono appunti di un viaggio interiore, personale. E ripercorrendo con la mente, dal 2003 - anno della prima mostra curata per lei e con lei - ad oggi, il corpus delle opere man mano presentate al pubblico, mi appare ancora più chiaro il passaggio, l’evoluzione compiuta da Laurence. Dagli animali preistorici, tutti istinto per la sopravvivenza, si è poi passati alla presenza umana, sempre rarefatta ma assidua, fino al raggiungimento, con questa mostra, di lidi più lontani, più “alti”. Les heures crépuscules (2013) e le recenti La porte du monde, Calore d’estate ed Eclipse spalancano lo sguardo verso i fenomeni naturali/atmosferici e cosmici. L’attenzione di Laurence si è spostata dal basso verso l’alto. In poco più di dieci anni i soggetti delle sue opere sembrano aver ripercorso la storia dell’umanità, dalle caverne al cosmo. Un’evoluzione ripercorsa in punta di piedi, leggera e soave come solo Laurence sa essere. E se nella più recente produzione i colori tenui hanno lasciato il posto ai rossi, caldi, forti, sanguigni, primordiali, la leggerezza non è certo venuta meno. È una cromia più decisa, di chi non ha timore di urlare le proprie emozioni, di osare (non è forse il rosso il colore dell’amore, della passione, del sangue, della Resurrezione persino, in chiave cristiana?) e guarda alla forza della Natura con rinnovato vigore. Non so dove la sua ricerca la porterà, ma spero di avere il piacere di scoprirlo assieme a lei, ancora. Adelinda Allegretti
Video: http://www.cronacaeugubina.it/cultura-spettacolo/e-stata-inaugurata-al-museo-diocesano-la-mostra-les-heures-crepuscules-di-laurence-courto
Il Museo Nel cuore della città medievale di Gubbio, all'ombra della sua suggestiva Cattedrale sorge l'antico Palazzo dei Canonici, costruito a più riprese a partire dalla fine del secolo XII e ampliato nei due successivi. Rappresenta uno dei monumenti più interessanti della città umbra, ricco di ambienti, peculiarità architettoniche, manufatti originali, scorci e panorami sulla pianura sottostante. È facilmente raggiungibile a piedi e tramite gli ascensori pubblici che salgono dalla parte bassa della città sino agli orti della Cattedrale. Qui ha sede il Museo Diocesano, mirabile raccolta d'arte che ripercorre la storia bimillenaria di questo luogo così come di tutta la Diocesi eugubina, che i documenti descrivono già viva nei primissimi secoli dell'Era Cristiana. Il piano terra ospita la Botte dei Canonici, enorme contenitore quattrocentesco, autentica rarità per tutti gli appassionati di storia dell'enologia, oltre alla mostra permanente di scultura del maestro Giuseppe Calzuola. La sezione archeologica presenta una ricchissima collezione di reperti ceramici greci, italioti, apuli ed etruschi dal VII sec. a.C. fino all’epoca classica, tra cui due Kilykes firmate da Taleide e Fraix; un lapidario romano ed altomedievale; una preziosissima raccolta numismatica di monete greche, magnogreche e romane dal VII-VI sec. a.C. fino all’epoca carolingia. Nelle varie sale poi, sono ospitati esempi di pittura e scultura del '200 e '300 tra cui le splendide tavole dipinte dall’eugubino Mello. La pittura quattrocentesca è rappresentata da opere della bottega di Ottaviano Nelli, di Taddeo di Bartolo e da uno splendido ciclo di affreschi con scene della Passione di Cristo. Un rinascimentale piviale fiammingo finemente decorato rappresenta la "punta di diamante" della collezione di paramenti sacri e suppellettili liturgiche. Opere di artisti quali Benedetto Nucci, Cristoforo Roncalli (Pomarancio), G.B. Salvi (Sassoferrato), Giusto di Gand completano l’offerta di ricchezze di cui una visita seria della città di Gubbio non può fare a meno.
La città Nota come "la più bella città medievale", Gubbio sorge sulla faglia geologica tra il Monte Ingino e la pianura sottostante. Il piccolo centro medievale è una delle più antiche città dell'Umbria, perfettamente conservata nei secoli e ricca di monumenti che testimoniano il suo glorioso passato di città stato prima e come comune libero in seguito. La testimonianza più significativa della cultura umbra sono le Tavole Eugubine, uno dei più importanti documenti italici ed il Teatro Romano, costruito appena fuori le mura. Alla sommità del Monte Ingino si trova la Basilica di Sant'Ubaldo che custodisce le spoglie incorrotte del Patrono. Gubbio ospita capolavori architettonici che simboleggiano e richiamano la potenza di questa città-stato medievale. All'inizio del XIV secolo risale il superbo complesso urbanistico formato dal Palazzo dei Consoli, divenuto il simbolo della città, dalla Piazza Pensile e dal Palazzo Pretorio. Da ricordare inoltre Palazzo Beni, Palazzo del Bargello con la famosa fontana, il Palazzo del Capitano del Popolo. Della Gubbio rinascimentale poche sono le testimonianze architettoniche, ricordiamo Palazzo Ducale realizzato da Francesco di Giorgio Martini che documenta l'egemonia dei Montefeltro a Gubbio. Di grande interesse sono anche la Cattedrale (sec. XII), Santa Maria Nuova (all'interno è conservata la "Madonna del Belvedere" dipinta da Ottaviano Nelli), Chiesa e convento di Sant'Agostino (sec. XIII) con all'interno affreschi del Nelli, Chiesa e Convento di San Francesco (sec. XIII), San Giovanni (sec. XII) caratterizzato dalla facciata e dal campanile in stile romanico, San Pietro e San Domenico.
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