Sono trascorsi ormai diversi anni da quei primi passi compiuti nel mondo dell’arte, e nonostante ciò Giovanna d’Avenia ha mantenuto vivi lo slancio e la passione iniziali. Ha continuato ad arricchire ed affinare la tecnica dell’acquerello, arrivando persino a procedere per velature, a rendere l’impalpabilità e la leggerezza delle nuvole, ma anche le profondità delle acque o le sfumature dei crepuscoli. Ed al contempo ha trattato l’acquerello in modo audace, accostandolo ora a sabbie ora a terre, in un elegante contrasto tra la ruvidità della materia e la delicatezza del colore diluito. Ma non le è bastato, tanto che in un processo quantomeno anomalo e che per certi versi potremmo addirittura definire “inverso”, il suo interesse si è ora rivolto alla tecnica ad acrilico. Beninteso, su supporto cartonato, perché la tela non può in alcun modo sostituirsi al fascino tattile e senza tempo della carta. Ancora una volta alla guida di Sandro Lobalzo, così come era già accaduto per l’acquerello, la d’Avenia ha dovuto imparare a trattare il colore in un modo del tutto nuovo, facendo i conti con una densità ed una corposità diverse, ma sempre indirizzando la resa finale verso quella leggerezza che le è propria. Lo dimostra Lo scoglio, tra le opere più recenti, in cui riesce a rendere lo spumeggiare dell’acqua che si infrange sulle rocce ruvide in lontananza, come pure, di contro, la levigatezza dei ciottoli in primo piano. Un doppio percorso - di qui il titolo della mostra - per una doppia chiave di lettura: attraverso i luoghi a lei più cari (Lago di Valagola, Alba sullo Chaberton, Malga Val di Fumo, Laghi di Valbona, Enrosadura sulle Torri del Vaiolet) o a ricordo di quelli ammirati in occasione dei numerosi viaggi (Monte Hvalsnes, Islanda e Cross Spitzkoppe, Namibia) o, ancora, dedicati al Piemonte (Filari, Il vecchio ponte in Valchiusella, Autunno); attraverso il passaggio di testimone tra due tecniche molto diverse tra loro, eppure accostate con grande naturalezza, tanto che l’una non esclude l’altra, ma piuttosto procedendo su due binari paralleli che, ne siamo sicuri, porteranno la ricerca della d’Avenia ancora più lontano. Torino, 29 aprile 2006
Adelinda Allegretti
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