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Giancarlo Stoppa. Lacerazioni
Mostra personale
Studio Laboratorio di Anna Virando, Torino
27 marzo - 12 aprile 2003
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Un magma, fluido, incandescente, da cui affiorano frammenti di rocce non ancora fuse. È alla visione di una massa in continuo divenire, ancora e costantemente indistinta, da cui fuoriescono lembi di materia o guizzi di luce che rimandano i nuovi lavori di Giancarlo Stoppa. Il magma dell’inconscio, del ricordo, che si ripiega su se stesso, scavando negli anfratti della coscienza. È passato quasi un secolo da quando Kandinskij, col suo Primo acquerello astratto del 1910, ha aperto le porte dell’arte all’Io più profondo, lasciando che le sensazioni interiori si espandessero e contraessero in uno spazio amniotico, tattile, in cui linee improvvise e macchie di colore galleggiano, elastiche e deformabili. Quella superficie quasi neutra che è alla base del capolavoro dell’artista russo in Stoppa si trasforma in un fondo nero: è il bitume, una miscela di idrocarburi solidi utilizzata soprattutto per rivestimenti impermeabilizzanti di marciapiedi e strade. Un supporto che, ben lontano dal fascino senza tempo della carta, risulta greve, maleodorante, niente affatto malleabile, anzi, dalla lavorazione difficile e che necessita di continue scarnificazioni, ma che Stoppa riesce ugualmente a trasformare in una pagina sulla quale trascrivere le proprie sensazioni. E che i suoi lavori siano lirismo allo stato puro lo attestano anche quei brevi componimenti che, come un incipit, ne accompagnano e guidano la lettura. Nella recente In collera (Tu sei…/Io sono…/Noi siamo…/Non voglio credere/Al fatto che basti/Collera…), l’idea dell’ira si ripercuote sulla struttura dell’opera, che abbandonata la regolarità del quadrilatero per assumere la forma di un pentagono irregolare, trasmette allo spettatore una sensazione di disagio, di perdita di stabilità, mentre la prevalenza del colore scuro e l’attorcigliamento su se stesso e la fuoriuscita di un lembo di bitume ben rappresentano l’implosione della rabbia. Le sferzate, lavoro anch’esso del 2003, torna a far sì che siano le emozioni -spesso contrastanti- a scomporsi e ricomporsi all’infinito, illuminando il proprio Io come dei fuochi d’artificio lanciati nell’oscurità della notte e dando vita all’opera d’arte (Amore…/dolcezza…/collera…/odio…/passione…/Sferzate si uniscono/E creano/creano…/creano…). Anche nella coeva I due mondi (Lo sai…/Ti ricordi…/Quella immensa battaglia/Tra i due mondi/Nessuno alla fine vinse/Se ne creò/Un terzo…) la dialettica, la contrapposizione, l’incontro/scontro sono alla base della creazione, della nascita o rinascita, del superamento di una fase verso una nuova, insondata. Quello di Stoppa è un racconto autobiografico, fatto di sensazioni subitanee, ricordi, idee guizzanti, emozioni contrastanti, lasciato, con la semplicità e l’umiltà che gli sono proprie, aperto davanti ai nostri occhi. A noi la scelta di sfogliarlo e magari leggerne alcune pagine o passare oltre. Torino, 9 marzo 2003
Adelinda Allegretti
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