Adelinda Allegretti Curator Studio&Gallery, Gualdo Tadino (PG) 5-31 gennaio 2019
Intervista a cura di Trg:
Cannelli è un pittore attento al retaggio del passato in un modo personale e intelligente. Fin dai primissimi tempi della sua carriera si è posto di fronte al suo lavoro non certo con la mentalità dell’imitatore di questa o quella tendenza vigente nelle grandi stagioni dell’arte, ma piuttosto con la mentalità del maestro antico e, ancora più precisamente, con la mentalità del giovane maestro orgoglioso e umile insieme che crea per imparare e, apprendendo, è costantemente vigile sui risultati. Questo per quanto riguarda le premesse ma, poi, c’è qualcosa di ben più significativo da dire ed è il suo approccio con la Storia, del tutto libero da condizionamenti che non siano i propri spontanei interessi. Le sue favole antiche sono certamente desunte da un repertorio di immagini sedimentate nella memoria ma la sua fonte non è un preciso momento storico, definito e circoscritto, come appunto accade per il neomanierismo, esplicitamente connesso con la grande pittura del Cinquecento e del primo Seicento. Cannelli difficilmente cita con precisione testuale anche se è facile sorprendere echi da capolavori insigni. Ma ci si accorge subito che la sua arte della citazione congloba una serie di elementi che potrebbero essere incongrui gli uni con gli altri se non ci fosse la robusta personalità del maestro che lavora con senso, invece, di coerenza e probità morale unite a una energica grafia e autentica capacità di definizione dell’immagine. Claudio Strinati
Luigi Stefano Cannelli, nato a Roma nel 1956, ha compiuto in questa città gli studi artistici, formandosi con gli artisti Mario Cimara, Dante Ricci, Alessandro Della Torre, e diplomandosi in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Roma nel corso di Gaetano Castelli. Completa la sua formazione di scenografo nel corso degli anni ’80 collaborando come assistente con il Maestro Pierluigi Pizzi. Nel settore delle arti figurative, ha partecipato a mostre collettive e personali fin dal 1977 e dal 1997 ha iniziato ad esporre anche in altri paesi, in particolare negli Stati Uniti dove è stato molto apprezzato. Significativi sono stati gli incontri durante gli anni Settanta con gli artisti Giovanni Barbisan, che lo ha avviato alla tecnica dell’incisione ad acquaforte, e Romano Parmeggiani che lo ha introdotto allo studio delle antiche tecniche della tradizione italiana; nei primi anni Ottanta, conosce il pittore Bruno D’Arcevia e lo storico e critico d’arte Giorgio Tempesti nel periodo in cui si stava delineando il movimento artistico del Neomanierismo. Nel 1991 presenta presso la galleria “Il Bilico” di Roma, l’opera pittorica e architettonica “Il Palio di Siena - studi per un complesso pittorico- monumentale”, a cura di Giorgio Tempesti, riproposta nel 1993 a Siena e che rimane testimonianza di uno dei rari esempi di connubio tra pittura e architettura in ambito Neomanierista. Nel 1985 realizza “Natività”, dipinto commissionato per S.S. Giovanni Paolo II e consegnato personalmente in occasione della visita alla Basilica di S. Marco in Campidoglio in Roma. Dopo la metà degli anni ’90, affievolitasi l’esperienza del movimento neomanierista, ha continuato ad approfondire in modo autonomo la propria ricerca estetica esponendo con personali e collettive in Italia e all’estero. Parallelamente all’attività di pittore ha svolto quella di scenografo, collaborando spesso, nell’ambito del teatro lirico e di prosa, con l'autore e regista Tito Schipa Jr.