La stagione espositiva di Bibliothé, dopo la mostra di Kokocinski, prosegue con una selezione dei recenti lavori di Francesco Seccia, che torna a Roma con un’altra personale a meno di un anno di distanza da quella tenutasi presso gli spazi dell’Ambasciata della Repubblica Araba d’Egitto. “Mi preme sottolineare che quando dipingo –così confida Seccia-, la testa è altrove, nel buio della materia, nel percorso sinuoso di una linea. La materia si espande sul supporto pittorico e ne diventa parte integrante. La fusione a volte felice, a volte scarsamente riproduttiva ci appaga o ci tormenta, calmando l’energia intrinseca oppure scatenando un nuovo magma creativo. L’idea iniziale si trasforma man mano che procediamo nel lavoro. Spesso ne siamo protagonisti, altre volte la materia prende il sopravvento sul gesto e sull’idea iniziale e allora ci assoggettiamo ad essa lasciandoci guidare dalla forza creatrice scatenante. Ne deriva di conseguenza una lotta tumultuosa in cui idea e materia lottano sul supporto scatenando una continua emozionalità, dilagando, espandendosi, creando quello che noi sentiamo o, più semplicemente, una nuova emozione che era soltanto nascosta. Certo non saprei spiegare ad un interlocutore cosa volevo dire, se ciò che sentivo o che percepivo non fa parte della sua emozionalità; l’opera è lì nuda e sola come un pugno nello stomaco, pronta a scatenare quello che noi abbiamo già dentro, emozione, rabbia, sensibilità. Tutto era già scritto in un codice segreto da interpretare scavando nelle pieghe più profonde del nostro io. Tutto ciò grazie alla materia che inevitabilmente ne diventa essa stessa protagonista, spesso accentrando o distogliendo attenzione, spesso prevaricando sfrontatamente l’artista, mettendolo in condizione di dubitare sull’esito finale oppure di essere suo complice. L’opera è lì ferma, immobile, finita, ma infinitamente e perennemente incompiuta se non per gli occhi di chi la guarda, che ricreerà nuovi percorsi percettivi donandole nuova vita. Ad opera finita l’artista prende le distanze da ciò che ha generato, sa che mai più potrà contare su quella forza generatrice e lungi da assoggettarsi ad essa percorrerà nuove strade pulsanti che ne amplificheranno e arricchiranno la smania creativa, o più semplicemente ne diventerà schiavo.”
Bibliothè Situata nel cuore del centro storico di Roma, tra piazza Venezia e largo Argentina, Bibliothè ha il suo fulcro nel Bhagavat Atheneum (Onlus), una biblioteca specializzata in tematiche indologiche, con servizio di consultazione e prestito gratuiti. Nella rilassante atmosfera delle sue sale si può combinare il piacere di un buon libro con un’aromatica tazza di thé ayurvedico, accompagnata dai dolci tradizionali dell’India vittoriana. La biblioteca è specializzata in Indologia, con particolare riferimento al Vedanta (il fine dei Veda) e alla tradizione della Bhakti, Vaisnavismo (con testi in italiano, inglese ed hindi), ma i suoi scaffali offrono anche volumi sulla storia politica e socioeconomica dell’India; sulle biografie e sul pensiero dei maggiori esponenti della filosofia e spiritualità indiana. Dispone inoltre di sezioni su ayurveda, yoga e vegetarianesimo e sul dialogo interreligioso. Notevole la sezione relativa alla sintesi di scienza e religione.
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