L’arte contemporanea ci disabitua sempre più alla bellezza di un tramonto, di una barca dalla vela dispiegata che scivola in mare aperto o di un’onda che si infrange impetuosa sulla costa. Tutte immagini che per quanti vivano immersi nella frenesia e nel traffico cittadini appaiono avulse dalla realtà contingente, quasi testimonianza di tempi ormai lontani, definitivamente trascorsi. Lo spettatore odierno, avvezzo a vedere riflesse nelle opere d’arte i problemi, le brutture e i drammi che lo circondano nella vita reale, sta perdendo il gusto delle cose semplici, come pure l’ottimismo nei confronti della vita. Sono questi i valori di cui Emanuele Biagioni si fa portavoce, peraltro adottando il linguaggio, quello della pittura ad olio su tela, tradizionale per antonomasia. I suoi paesaggi, più che riprodotti, sono evocati: digradano in lontananza, sotto un cielo ricco di sfumature, ottenuto -come le acque- sovrapponendo pennellate cariche di colore, sovrapposte freneticamente l’una alle altre, talvolta persino gestuali. Il controluce fa il resto, rimandando allo sguardo la silhouette nera degli edifici, i contorni sfocati di Nôtre Dame de Paris, della cupola romana di San Pietro, oppure di S. Giorgio e di S. Marco a Venezia. Evocati. Non è un termine che abbiamo scelto a caso. A Biagioni non interessa la pedissequa rappresentazione della realtà, quanto piuttosto la forza evocatrice di quello scorcio. Quella che ferma sulla tela, come un moderno Monet, è la vibrazione atmosferica, l’energia che avvolge il creato, catturato in una frazione di tempo della sua perpetua trasformazione. Biagioni sa che, seppure i soggetti dovessero ripetersi all’infinito, sarebbero pur sempre simili ma profondamente diversi l’uno dall’altro. In occasione di questa mostra l’artista toscano fa un vero e proprio omaggio alla città che lo ospita, proponendo inediti tramonti su Castel Sant’Angelo ed il Tevere, su San Pietro ed i Fori Imperiali. Puro lirismo. Un invito a lasciarsi, almeno per un attimo, tutto alle spalle ed a godere e riappropriarsi, con ottimismo, di un rinnovato e benefico rapporto con la Natura. Torino, 26 luglio 2006
Adelinda Allegretti
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