Ponza e Pantelleria. Due isole distanti tra loro, geologicamente ancora più che geograficamente, tanto diverse eppure entrambe osmotiche fonti di ispirazione per l’ultimo ciclo di opere di Viviana Gonella. Due isole, la maggiore dell’arcipelago Ponziano, nel Lazio, la prima, e la più grande intorno alla Sicilia, a circa metà strada tra quest’ultima e la Tunisia, la seconda. In realtà solo un pretesto formale per indagare, attraverso una ricerca pittorica sempre più complessa, le infinite possibilità materico-cromatiche legate alla resa della roccia. Formata essenzialmente di tufo riolitico, che l’incessante movimento delle acque del Tirreno va corrodendo, Ponza è caratterizzata da coste molto frastagliate e quasi ovunque ripidissime. Ecco il motivo, unitamente alla forma slanciata ed al contempo imponente di queste cattedrali del mare, per cui la Gonella ricorre all’utilizzo della carta stagnola, in un sapiente bilanciamento tra stesura pittorica ad olio e tecniche miste, un processo che ha già caratterizzato in passato molta della produzione dell’artista astigiana. Allo stesso modo la natura vulcanica di Pantelleria, che la rende ricca di rocce spiccatamente vetrose quali le pantelleriti, le comenditi e le trachiti, ben si sposa, ancora una volta, con la lucentezza di quel supporto. Ma non è solo questo il motivo che sta alla base di tale impiego. La carta, ripiegata ed appallottolata, oltre a dare il senso della tridimensionalità, consente allo spettatore di scavare in profondità, di perdere lo sguardo nei tagli della roccia, nelle scanalature, in quegli anfratti senza fondo, che si trasformano, pertanto, in stimoli visivi che lasciano poi posto alla poesia. Non a caso, prese singolarmente, queste tele sono brani di puro lirismo, evocative della profonda bellezza insita nella Natura. Torino, 22 maggio 2005
Adelinda Allegretti
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