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Paolo Dell'Aiuto. Trasparenze
Mostra personale
Galleria Il Collezionista, Roma
9-27 febbraio 2004
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È la trasparenza l’elemento portante della ricerca artistica di Paolo Dell’Aiuto. Trasparenza di intenti, ma anche di emozioni e di ruoli, per scrutare dentro, andare al fondo, senza lasciarsi distrarre o trarre in inganno dalla scorza esteriore. E quale materiale, se non il vetro, riesce a rendere appieno tale idea? Ed ecco spiegato il motivo che vede nella bottiglia, pur nelle sue molteplici forme e fattezze, l’unico soggetto che ricorre, troneggiante, in ogni dipinto. Ma la bottiglia non è altro che un simbolo, una figura che metaforicamente ne sostituisce un’altra, che per la verità trasparente non è quasi mai: l’uomo. Da qui si intuisce la profonda fiducia che Dell’Aiuto ripone nel genere umano, andando a scovare nell’anima collettiva una bellezza immanente che va ben oltre le apparenze, eliminando ogni elemento superfluo, che in pittura si traduce nella mancanza di qualsivoglia contenuto liquido e di un’etichetta. Sarà davvero più semplice, con tale premessa, riuscire ad apprezzare appieno le opere, sempre portatrici di profondi messaggi, appositamente selezionate per questa mostra romana. Ne Il labirinto (2003) Dell’Aiuto esorta ad intraprendere la strada, in ogni caso lunga e tortuosa, che porta alla Verità. Molte le possibilità, una sola la giusta soluzione. E chi avrà la tenacia di tentare tutte le vie possibili potrà accedere alla Trasparenza, concetto alla base di numerose filosofie e religioni. Quando ciò non avviene l’uomo rimane intrappolato nella sua stessa cupidigia, nella bramosia di potere, ed allora incappa nella guerra, si autodistrugge, come accade ne La scacchiera (2003), anche se un barlume di speranza rimane sempre, come dimostra l’arcobaleno del coevo I disastri della guerra, chiaro simbolo di riconciliazione tra Dio e gli uomini. Non mancano, comunque, forti denunce alla moderna società, che avvelena il mondo offuscandone la bellezza. In Inquinamento (2003) la bottiglia si trasforma in una sorta di vaso di Pandora da cui fuoriescono fumi che a ben guardare assumono le fattezze di mostri, con tanto di artigli e grosse fauci. È, ancora una volta, la cupidigia umana che fa perdere trasparenza al nostro modo di essere. Torino, 16 gennaio 2004
Adelinda Allegretti
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