MASTUSET. Epifania
Mostra personale
CAM Casoria Contemporary Art Museum, Casoria (NA)
7-13 maggio 2016
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epifanìa s. f. [dal lat. tardo epiphanīa, gr. ἐπιϕάνεια, in origine agg. neutro pl., «(feste) dell’apparizione» e quindi «manifestazione (della divinità)», da ἐπιϕανής «visibile», der. di ἐπιϕαίνομαι «apparire»].
Gli oltre venti scatti fotografici presentati al CAM Casoria Contemporary Art Museum costituiscono un primo nucleo di lavori, oserei definirli “la prima scelta”, di un ciclo di ben più ampio respiro -si parla per la verità di un migliaio di sequenze- riunito sotto il titolo di “Epifania”. Frutto di un lavoro condotto lungo una spiaggia della Nuova Zelanda, le fotografie di questo ciclo sono intrise di movimento, certo, ma soprattutto sono il segno evidente dell’immanenza divina e della sua manifestazione. È lo stesso MASTUSET, con grande umiltà e lucidità di pensiero, a descrivere l’organizzarsi della sabbia in immagini degne di un quadro astratto, vibranti di energia ma al contempo strutturalmente salde, armoniose, in grado di evocare la perfezione del creato, la sua ricchezza infinita di possibilità, di trasformazione, apparentemente casuali e caotiche eppure così intrise di significato da lasciarne intuire il disegno divino. Uno squarcio sulla Verità, così mi piace definirle; ma è un’apertura che dura un istante, appena il tempo di aver avuto l’intuizione di aver curiosato attraverso la porta socchiusa su un mondo “altro”. E proprio per tale natura, le affascinanti immagini che ne derivano sono effimere, destinate a scomparire altrettanto rapidamente di come si sono manifestate. È l’immanenza cui accennavo, ovvero la consapevolezza che tutto ciò che ci circonda, compresi noi stessi, fa parte di una volontà divina, o di un’intelligenza cosmica se si preferisce, che si manifesta in un divenire continuo, incessante, e certamente solo agli occhi di chi sa guardare. La sabbia, quindi, ma anche il mare e la brezza contribuiscono a dare forma all’opera. Tutto qui? No di certo, perché se l’azione dell’artista catalano fosse solo quella di inseguire con pazienza e cieca fiducia l’aprirsi ed il subitaneo richiudersi di quella porta sull’infinito, avremmo lavori meramente “meccanici”. In queste opere, invece, la sua azione va a coadiuvare, ad arricchire il movimento della sabbia, accompagnandolo verso una forma che nulla ha a che vedere con la figurazione, sia chiaro, ma certo in grado di meglio esprimere quell’idea di perfezione, armonia ed equilibrio interni al creato stesso. Ciascuna di loro è unica ed irripetibile, come il momento che le ha generate, pertanto non moltiplicabile o riproducibile come il medium consentirebbe, ma pezzo originale, come una pittura. Quello che leggo in questo ciclo di opere di MASTUSET non è solo lirismo, è ben altro. Dietro ogni scatto c’è l’immagine di un adulto, centrato nella sua ricerca artistica, che durante un viaggio, ma potrei anche definirlo un pellegrinaggio a tutti gli effetti, giunge ad una spiaggia -una sola, e non una qualsiasi- e qui riscopre il fanciullo -di platonica o pascoliana memoria che dir si voglia- che è in lui e, con l’umiltà che appartiene ai grandi di spirito, dialoga con Dio attraverso il gioco. Forse Dio non gioca a dadi, come scriveva Einstein, ma di certo si diletta con la sabbia…
Adelinda Allegretti
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Allegati |
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