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Paola Fiori. Il Re in equilibrio sui tacchi a spillo
Mostra personale
Antica Fornace Grazia, Deruta (PG)
2-30 agosto 2014
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Con il patrocinio del Comune di Deruta e della Pro-Deruta
Non è semplice spiegare cosa sia per me l’arte. E' quella parte di me che mette a tacere il raziocinio e che con prepotenza mi rapisce portandomi con sé in viaggi con mete ignote. E’ il Re che governa la mia anima, la bestia primitiva che morde quando ha fame, l’amante capricciosa che non puoi accantonare. Lei trascende la mia volontà; io sono strumento e spettatore al contempo. Nulla è studiato a priori prima di eseguire qualsiasi atto creativo, a volte mi sento come il mago che non sa cosa estrarrà dal suo cilindro. Paola Fiori
Quello descritto da Paola Fiori è un universo surreale, a tratti onirico, certamente metafisico. Parole, le mie, soppesate una ad una, nel tentativo non tanto di dare una chiave di lettura, quanto di rendere lo spettatore consapevole della complessità del mondo sul quale si appresta ad aprire un varco. Questa mia attenta ricerca lessicale comincia già, a dir la verità, con la scelta del titolo della mostra. Apparentemente assurdo, in realtà esso rende appieno l’idea di immagini che si stratificano l’una sull’altra, di significati e storie che si intrecciano, talvolta in maniera palese e talaltra sfiorandosi appena, destabilizzando la parte più razionale che è in noi. Pertanto l’apparente non-senso, sottintende l’atto di guardare il mondo da un’altra angolazione. Se tanto ci affascina questo strano mondo messo in scena da Paola è perché ne riconosciamo degli elementi come reali (alcune figure, l’uovo, certe ambientazioni ed animali) ed altri come potenzialmente tali, ovvero che hanno qualcosa di familiare ma risultano stranianti ai nostri occhi. E questo non può che colpire la nostra fantasia, stimolare il nostro intelletto ad alternative chiavi di lettura, cercare chissà dove risposte coerenti ed in grado di soddisfare la nostra razionalità. Ma in realtà per approcciare a tali opere bisogna avere il coraggio di rompere quegli schemi ben radicati in noi ed essere aperti e pronti a fare un salto nel vuoto. In Lo strano equilibrio della natura (2008) la sensazione è quella di trovarsi in una sorta di mondo alternativo o parallelo, in cui scompare l’ambiente cui siamo abituati, sostituito da singoli elementi pseudo-fitomorfi o pseudo-animali, quindi con una lontana parvenza “naturale”, in cui però regna un senso di pace, di equilibrio, di armonia oserei dire persino “classica”, tanto è bello quel volto femminile, così aulico da essere fuori dal tempo. E così la pennellata pulita, calibrata, la scelta cromatica tanto ampia ma al contempo non urlata, giocata su tinte quasi pastello, tutto concorre a dare un’idea di pulizia formale, esteriore quanto interiore. Questa analisi sulla struttura (l’equilibrio), sulla ricerca iconografica (elementi pseudo-fitomorfi e pseudo-animali) e sulla cromia potremmo in realtà estenderla a molte altre opere, a dimostrazione del fatto che pur nell’apparente non-senso o surrealismo, in realtà la ricerca artistica di Paola segue una linea ben definita, come una freccia ormai scoccata che determina e disegna una traiettoria precisa ed inesorabile avanti a sé. Se parliamo di equilibrio, infatti, lo ritroviamo in opere quali Il dialogo (2001) o Il peso del gioco (2004), fino al più recente Le Sfingi (2014). Se si tiene conto degli anni di realizzazione delle opere citate sarà ancora più facile identificare questa sorta di fil rouge. E che dire di quelle forme organiche che fungono da quinta teatrale in Equilibri (2005)? O di quelle che, tra uccelli e rettili preistorici, compaiono in Tavolo primitivo (2009)? Ma ci sono anche altri elementi che ricorrono costanti negli anni. Primo su tutti l’uovo. E qui l’elenco si fa davvero lungo. Quella forma perfetta, di pierfrancescana memoria, la ritroviamo ne I cigni (1998), La prostituta (2001), Il peso del gioco (2004), Dee in preghiera (2008), Le opposte evoluzioni (2014), ovvero dall’inizio del percorso artistico ad oggi. Mi piace leggere la ricerca pittorica di Paola come un percorso personale, intimo, profondo. Una pittura certamente non alla portata di chiunque, ma per quanti non accontentandosi di ammirare la realtà tout-court, cercano una via per superarla ed approdare all’Essenza. Adelinda Allegretti
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Allegati |
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