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Giorgio Mondolfo. La preda evanescente
Mostra personale
Galleria Bianca Maria Rizzi, Milano
6 maggio - 5 giugno 2002
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La storia dell’arte è costellata di capolavori nati dal connubio tra la scultura e la pittura, da un lato, e la poesia e la musica dall’altro, eppure l’artista contemporaneo tende a chiudersi nel suo guscio, evitando in tal modo il confronto e soprattutto la commistione dei linguaggi. Ci sono pur sempre delle eccezioni a questa che sembra essere divenuta una regola e la prima mostra personale di Giorgio Mondolfo ne è la riprova. Le atmosfere brumose, gli umori della foresta, l’odore che la preda lascia dietro di sé, la concitazione della caccia che promanano dalla poesia di Giorgio Caproni (1912-1990), autore al quale peraltro Mondolfo si sente legato dalle comuni origini livornesi, trovano in queste fotografie la giusta dimensione, i versi del primo acquistando consistenza, quasi materializzandosi, nelle immagini del secondo. La caccia, in cui le figure dell’inseguito e dell’inseguitore si alternano e si confondono, in una metafora senza tempo dell’eterno gioco della seduzione, diviene un territorio di confronto/scontro. Non valgono regole (“L’importante è colpire alle spalle”, scrive Caproni - da Geometria, 1976) e la vera sconfitta arriverà nel momento in cui il cacciatore raggiungerà la preda (“… fallirai nel momento in cui la abbatterai …” – da Certezza, 1985). Ma la raggiungerà mai “… la Bestia che -catturata- resta in perpetuo distante” (La più vana, 1984)? Meglio non saperlo, lasciare che la rincorsa continui, che si arrivi a formare quello che Caproni definisce “un cerchio”, in cui è lo stesso inseguito che rincorre l’inseguitore, creando una confusione di ruoli che non consente più di dire “chi sia il perseguitato e chi il persecutore” (da Geometria). E quando il cerchio si chiude, solo allora, si apre un momento di riflessione personale. È proprio questa La preda evanescente di Mondolfo, eterea ed apparentemente soggiogata, che come La preda di Caproni è in realtà colei “che attira chi la respinge e azzera chi la sfida”. Torino, 14 aprile 2002
Adelinda Allegretti
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