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Piero Tartaglia
Mostra personale
Galleria Ede Art, Corbetta (MI)
5 dicembre 2006 - 7 gennaio 2007
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Sublimazione. Se c’è un termine che possa cercare di fornire una chiave di lettura per le opere di Piero Tartaglia è proprio questo. Sublimazione dell’oggetto, del quotidiano, della realtà che ci circonda, delle emozioni che ci offuscano la mente o che attanagliano il cuore, dei ricordi che balzano alla memoria, della paura. Sublimazione di ogni aspetto della vita. Dietro ogni opera d’arte prima dell’artista c’è l’uomo - che vive, sente, a volte gioisce ma molto più spesso soffre - , ma quando ciò che gli antichi chiamavano dionisiaco prende il sopravvento, quando la divinità si impossessa dell’anima umana, travolgendola ed annientando ogni rigor di logica, allora è l’Artista ad emergere ed a divenire egli stesso un demiurgo. E nelle opere di Tartaglia questo scarto tra quotidianità e sublime è talmente evidente che quasi si rende tangibile. L’azione della pennellata, la ricchezza cromatica, le forze centrifughe e centripete che si ostacolano a vicenda creando un’esplosione di energia che la bidimensionalità del supporto a stento riesce a trattenere, contribuiscono a rendere viva, palpitante ogni sua creazione. Difficile non rimanere emotivamente coinvolti dai lavori di Tartaglia, come pure immaginare che, almeno in origine, il bianco ha regnato, candido ed incontrastato, su quelle stesse tele che ora sono dominate da una ricchezza cromatica e materica ottenuta grazie all’utilizzo di oli e vernici. Pochi i titoli che accompagnano il corpus delle sue opere, a voler guidare la visione e la percezione del fruitore, che invece altrove è volutamente lasciata libera di cercare un senso personale: I cedri del Libano in cui addirittura si leggono con evidente nitidezza le foglioline verdi degli alberi, Naufragio dove, proprio partendo dal titolo siamo spinti a ricercare la forma della nave ed i volti della disperazione – e quanti se ne trovano! – , Presenze, in cui lettere dalla silhouette scura dominano lo spazio con la loro ingombrante presenza fisica – è l’uomo, essere comunicante per antonomasia? –. Un’ultima considerazione sulle opere più recenti qui esposte, datate 2006 e caratterizzate da un formato ridotto (di 60x60 cm appena), che contribuisce a renderli dei piccoli e preziosi gioielli. In Fu forma una sorta di scuro triangolo si incunea in una massa magmatica dagli effetti quasi metallici, e ne viene fagocitato. È la sublimazione, per ritornare a noi, della paura. L’Arte vince su tutto. Ed il circolo si chiude. Torino, 19 novembre 2006
Adelinda Allegretti
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Allegati |
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