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Elena Secci. Frammenti di memoria
Mostra personale
Galleria Bianca Maria Rizzi, Milano
4-25 ottobre 2004
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Preziosi come ricordi, i lavori di Elena Secci sovente portano con sé le atmosfere sognanti di terre lontane o piccoli frammenti di viaggi, tangibili memorie raccolte e custodite in occasioni speciali ed irripetibili. Come accade sfogliando un album di fotografie, ciascuna opera fa scattare la scintilla di un’emozione, evocando vecchi odori, colori e sensazioni. Tutto questo senza mai cadere nell’immagine da cartolina, grazie ad una complessa rielaborazione che la Secci compie prendendo le mosse da piccoli disegni realizzati quasi di getto su un taccuino, come molti artisti hanno fatto prima dell’avvento della fotografia e molti altri hanno continuato a fare anche dopo, in seguito affinati, studiati nel colore e nella composizione, strappati ed infine ricomposti su una nuova superficie. Ed è a questo punto che l’operazione viene completata con l’inserimento dei più diversi materiali, al fine appunto di trasmettere definitivamente a quel ricordo l’unicità del momento. In Sunsets in La Digue spetta ad una foglia il compito di perpetrare l’atmosfera magica vissuta alle Seychelles, mentre in Seven stones sono sassolini di pomice raccolti da una spiaggia di Lipari a riaccendere la memoria. Momenti che hanno segnato piacevolmente la vita dell’artista offerti ora alla sensibilità dell’osservatore, che di fronte a Smyrna in Berlin può comunque solamente cercare di immaginare le sensazioni provate entrando in un negozio turco di Berlino, la contrapposizione tra quei due mondi, risolte facendo del frammento di un sacchetto di carta l’elemento aggregante dell’intera superficie pittorica. In alcuni casi, invece, l’opera non è frutto di un’esperienza diretta di viaggio, ma piuttosto la sua sublimazione. É il caso di Partir c’est mourir un peu, in cui campeggia la silhouette di Corto Maltese con, nemmeno a dirlo, il suo sacco da marinaio in mano. Negli ultimi lavori, quali Ragno peruviano 2, la ricerca della Secci si fa al contempo più sottile e complessa, tanto da tralasciare l’idea dell’oggetto/frammento, sostituito ora da un diverso e ricercato cromatismo, pure in grado di restituire all’osservatore un intatto bagaglio di esperienza. Roma, 2 settembre 2004
Adelinda Allegretti
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