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Leonella Masella. Una promessa di felicità...
Mostra personale
Galleria Arteincornice, Torino
12-30 giugno 2004
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C’è un unico filo conduttore che attraversa l’intera produzione artistica di Leonella Masella, per la prima volta sottoposta al giudizio del pubblico e della critica torinesi. È l’essere umano, col suo ricco bagaglio di esperienze, con le difformità di cultura, di stile di vita e di linguaggio. Varietà e pluralità sempre più livellate ed appiattite da un’uniformazione globale imperante, da una tecnologia che anziché essere al servizio dell’umanità in qualche modo se ne rende implacabile burattinaia. E l’uomo, in questo contesto, si vede scivolare tra le dita gli ideali, gli scopi ed i significati della sua esistenza. In questa dialettica uomo/tecnologia/sviluppo si collocano le serie di lavori appositamente selezionate per questa mostra: Ho mal di testa e di universo, Studi sull’inquietudine, Incubi di guerra e Cambiare l’uomo del progresso o scegliere il progresso dell’uomo? che le è valsa il Premio della Critica in occasione del “Premio Internazionale di Arti Visive Espoarte 2003”. A caratterizzare la ricerca della Masella è il connubio tra i linguaggi artistici, in particolare tra pittura, fotografia e poesia. In Ho mal di testa e di universo (1999) -titolo desunto dal “Libro dell’inquietudine” di Fernando Pessoa- la Masella, affascinata dagli imballaggi di cartapesta per la stampante del computer, ne ha iniziato (termine usato non a caso, dato che ricorreranno, costanti, nella sua ricerca a venire) a sviscerare le potenzialità espressive attraverso l’uso del mezzo fotografico: strutture apparentemente insignificanti che, disposte in una sorta di paesaggio tecnologico ricreato nello studio dell’artista e fotografato con vari tipi di luce, hanno assunto forme tanto inquietanti quanto evocative, che in seguito ritagliate, rilavorate ed estrapolate dal contesto iniziale si sono trasformate in castelli, cammelli, uccelli o semplicemente hanno mantenuto la loro forma ibrida. L’inserimento di versi tratti dalla produzione pasoliniana (“Buona sera, Demonio,/mi ascolti sorridendo?/Ma non aprire bocca,/ho capito, mi arrendo.”) ha fatto il resto. Anche alla serie Cambiare l’uomo del progresso o scegliere il progresso dell’uomo? (2000-2001) sono state abbinate poesie i cui autori, nel caso specifico, sono profughi e/o perseguitati politici di tutto il sud del mondo. Inoltre torna il connubio tra pittura e fotografia, in quello che a tutti gli effetti può essere considerato un omaggio a Sebastiao Salgado. In ciascuna installazione (vere e proprie light-box) compare, infatti, una fotografia in bianco e nero desunta dalla serie di scatti dedicata ai disperati tentativi di emigrazione clandestina per terra e per mare verso i confini dei paesi più ricchi. Nelle serie Studi sull’inquietudine (1998) ed Incubi di guerra (1999) fanno la loro comparsa rispettivamente l’alluminio ed il piombo, elementi tanto affascinanti quanto nocivi per l’uomo e l’ambiente. Come sottolinea la stessa Masella, infatti, “l’alluminio, scintillante di luce e riflessi, è freddo al tatto e può anche ferire. Come lo specchio riflette una realtà capovolta o comunque modificata e quindi una illusione”, mentre “il piombo, attraente con la sua superficie morbida, vellutata e cangiante (i suoi colori vanno dal giallo dorato al grigio azzurro), è però un metallo estremamente tossico e velenoso per l’uomo”. Un’ultima considerazione: quella della Masella non intende essere una critica tout court all’odierna società tecnologica, piuttosto c’è la volontà di contribuire al raggiungimento di una consapevolezza da parte dell’essere umano che permetta alla tecnologia, con le sue infinite potenzialità, di “rimpiazzare le nostre certezze perdute”. Torino, 3 maggio 2004
Adelinda Allegretti
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