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Dina Moretti
Mostra personale
Museo Civico di Arte Contemporanea, Albissola Marina (SV)
13-27 marzo 2004
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La ricerca artistica di Dina Moretti nasce da un continuo e costante giocoforza con la materia. Ogni opera, sia essa eseguita su tela o su carta, prevede una complessa serie di sovrapposizioni di materia e colore, alla quale fa da contraltare un'altrettanto intensa fase di eliminazione, di scarnificazione, di dare e togliere, di aggiungere ed ancora sottrarre. Apparentemente quasi una tenzone tra l'opera e l'artista, in realtà il rapporto che si viene a creare è di totale e reciproco rispetto ed anziché lasciare feriti sul campo di battaglia, tutto ciò dà luce a straordinarie espressioni di un'interiorità palpabile, per certi versi sublime. "Io non mi impongo e l'opera non prende il sopravvento": sono parole che da sole lasciano intravedere il profondo dialogo che sottende ad ogni singola creazione. Né vincitori né vinti, quindi, ma piuttosto un difficile momento di confronto, prima di tutto con se stessi e poi con il mondo esterno, per poi essere in grado di condurlo nuovamente all'interno della propria coscienza. Ecco perché alcuni lavori della Moretti richiamano alla mente le cortecce degli alberi, il fascino del bosco, la ruggine e la muffa. E' la natura, che nella sua imperscrutabile perfezione, contiene già in sé un'idea superiore di bellezza, l'essenza ultima della vita. Cosa sono allora le opere della Moretti se non frammenti essenziali della vita, paesaggi interiori? Di qui la totale assenza di titoli nelle sue opere, come pure il rifiuto della seduzione del colore. E' il nero a prevalere, sia nelle pitture che nelle installazioni. Perché è il colore del silenzio, della riflessione, dell'imponderabile. E se per certi versi sarebbe più facile richiamare l'attenzione dell'osservatore con la vivacità cromatica delle superfici, non è questo che la Moretti intende ottenere. Le sue opere non vanno viste frettolosamente, ma guardate, meditate, interiorizzate. Lasciarsi catturare dalla profondità senza fine di quei neri e galleggiare nella propria coscienza. E' l'emozione più grande che un'opera d'arte possa concedere. Torino, 12 febbraio 2004
Adelinda Allegretti
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